“Se domani sono io, mamma, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.”
In questi ultimi giorni sono stata poco bene e quindi costretta a letto.
Nelle giornate frenetiche non si ha molto tempo di fermarsi a pensare alle cose che ci accadono, alle cose che accadono intorno a noi, che accadono nel mondo. Quindi non mi dispiace potere utilizzare i giorni in cui sono forzatamente chiusa in casa per cercare di riannodare i fili.
Questa settimana è accaduto qualcosa di inaspettato, potente e puramente casuale.
La scorsa settima siamo state tutte e tutti appesi ad una notizia che speravamo potesse avere un epilogo diverso da quello che tutte noi donne temevamo.
“Forse sono solo scappati insieme, forse gli è accaduto qualcosa mentre tentavano di farlo, forse domani tornano”, dicevano alcuni ma io e tante abbiamo pensato solo “Giulia è morta ammazzata”.
E lo sapevamo perché questa paura per noi è quotidiana.
Qualche sera fa un mio caro amico mentre ci ponevamo domande che in tanti si sono posti sulla violenza dilagante mi ha detto:
“Io non so perché succede so solo che ognuna delle donne che conosco ha avuto almeno una volta un uomo accanto manipolatore, violento psicologicamente o fisicamente.”
Questo suo pensiero mi ha raggelata e nei giorni successivi ho osservato o pensato alle tante donne che conosco, ai loro rapporti passati o attuali con uomini come il mio amico mi aveva descritto.
Poi inizio settimana sono stata costretta a letto e del tutto casualmente ho guardato due serie tv Rai “Per Elisa – Il caso Claps” e “Circeo”.
In entrambe le storie ci sono donne ammazzate da uomini ed entrambe le storie sottolineano come grazie alla forza e alla dignità della famiglia Claps, della famiglia Lopez e di Donatella Colasanti, diverse leggi sono cambiate nel nostro paese.
Prima si poteva denunciare una scomparsa dopo 48 ore, prima uno stupro veniva considerato un reato contro la morale, sono solo alcuni esempi delle grandi conquiste avvenute a seguito di barbarie compiute sul corpo di una donna.
Così mentre guardavo queste serie in TV ho iniziato ad assistere a questa marea umana di donne, uomini, bambini, anziani che sono scesi nelle piazze e hanno fatto il rumore che Elena Cecchettin ha chiesto a gran voce di fare.
Ho provato un’emozione fortissima nel vedere queste immagini, questi video di un’Italia che dice BASTA!
E mi ha fatto tristezza vedere le aule del parlamento semi vuote mentre si discuteva di come costruire un paese culturalmente diverso in cui si compia davvero la piena parità dei diritti.
E mi sono arrabbiata tantissimo nel sentire e leggere tanto pressappochismo sul tema.
E mi sono sentita svuotata per Giulia, per tutte le donne uccise per tutte noi costrette ogni giorno a fare i conti con una società maschilista.
E mi vergogno ad avere una Presidente del Consiglio, che si fa chiamare orgogliosamente, Il Presidente. Il linguaggio è importante ed è faticoso per tutti cambiarlo ma lo sforzo deve riguardare tutte e tutti. Come lei infatti dimostra, vi è una cultura di destra che non riesce neanche a nascondere l’incapacità di sapere affrontare un’emergenza che richiederebbe uno sforzo collettivo e comune per una nuova cultura della parità (basta vedere la tante dichiarazioni di consiglieri leghisti e di Fratelli d’Italia in queste ore).
Ed ha ragione il mio amico, nessuna donna può sentirsi fuori pericolo e sono assolutamente convinta che l’ inversione avverrà quando la smetteremo di fare finta che gli stereotipi siano stati completamente abbattuti.
Però ho un sollievo nel cuore alla fine di questa settimana bellissima e sono le immagini delle piazze di questa giornata.
Alle quali aggiungo quelle dei miei amici di “Ammuri Liberi” che hanno realizzato come ogni anno un’iniziativa importante per di forte impatto.